Stadio Mobile live 4.0: cronaca di una serata a Roseto degli abruzzi

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  Gli Stadio sul palco di Roseto degli Abruzzi PH Sebastiano Tavolazzi

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Le emozioni che arrivano dalla musica nascondono una magia che è legata a quel "do ut des" generato dallo scambio di emozioni che soltanto un live riesce a dare. Se ciò viene poi corroborato da una formazione composta da musicisti veri che danno tutto per trasmettere adrenalina ecco che il cerchio si chiude e nel cuore ti resta un cocktail fatto di bei ricordi, adrenalina e la sensazione di aver vissuto una serata di livello assoluto. Queste sono le emozioni che si possono provare se si assiste all'ultimo tour di una band di lungo corso come gli Stadio che, in questa estate 2019, portano in giro per le piazze di tutt'Italia un nuovo spettacolo denominato "Stadio mobile live 4.0" ripercorrendo, a livello di arrangiamenti e concept, l'idea del loro primo disco dal vivo che uscì nel 1993. Tralasciando quelli che sono i particolari legati alla scelta di quest'idea, di come sia stato riproposto in vinile quel disco, per certi versi mitico, ciò che si percepisce assistendo a queste esibizioni è qualcosa di veramente raro al giorno d'oggi: energia, intensità, groove e tanti colori sono le caratteristiche trasmesse dagli artisti sul palco che colpiscono come un maglio chi assiste e l'entusiasmo ed i numeri registrati durante queste date ne sono la conferma (i 12000 presenti in piazza ad Avola rappresentano un esempio lampante di ciò che si sta dicendo). Il 6 agosto ero presente alla data di Roseto degli abruzzi ed ecco ciò che mi è restato dentro dopo due ore senza dubbio difficili da dimenticare! Sin dalle prime note si evince come ci sia qualcosa di forte sul palco perchè quando inizi un concerto già a mille all'ora (la prima canzone è "Un disperato bisogno d'amore) allora capisci come la band non voglia risparmiarsi in nulla e il tutto procede senza soluzione di continuità! Un vero valore aggiunto di questi concerti è sicuramente la pienezza del suono, evidentemente curata in maniera maniacale, grazie alla quale nulla sfugge a chi ascolta e tutti i colori di uno spettro acustico impressionante non vengono dispersi nonostante momenti dove i volumi, vedi "Tutti contro tutti", "Chi te l'ha detto" etc., raggiungono picchi molto più vicini ad un rock verace piuttosto che ad un pop meno intenso e proprio questo aspetto ha contribuito a rendere uniche queste serate della ritrovata band bolognese che, proprio nei suoi effettivi ha regalato gustose novità. Oltre ai rappresentanti storici del gruppo, l'immenso Roberto Drovandi al basso, Andrea Fornili alla chitarra e l'intramontabile Gaetano Curreri, il lineup del gruppo ha visto alcune new entry di qualità pressochè assoluta che hanno ridato grande freschezza al progetto. Vincenzo Genovese con la sua grande sapienza e tecnica al pianoforte ed alle tastiere dipinge arabeschi di grandissima classe in ogni suo tocco, senza mai risultare banale o scontato (da sottolineare gli splendidi suoni di Hammond e Rhodes che utilizza) mentre una sezione fiati composta da Andrea Ferrario al sax, Nicola Cellai alla tromba e Francesco Cangi al trombone ritagliano momenti tra funky, soul e rhythm and blues che colpiscono direttamente l'anima di chi ascolta. Delicata e di grande spessore tecnico la presenza sul palco di Emanuela Cortesi, personaggio con un'esperienza mostruosa con artisti del calibro di Adriano Celentano e Lucio Dalla, sempre presente con cori e controcanti per poi trovare il suo spazio in "Chiedi chi erano i Beatles" dove la sua sensualità permea il pubblico con vibrazioni uniche quando la canzone va a virare su "Ehi Jude" dei mitici 4 di Liverpool. Adriano Molinari, già batterista storico di Zucchero, è il motore ritmico dello spettacolo e, con il suo drumming incredibile, colpisce direttamente al plesso solare gli astanti, quando il gioco si fa duro, mentre ricama momenti intimissimi con spazzolati gustosissimi quando l'atmosfera lo richiede dialogando in maniera pazzesca con il basso di un gigante dello strumento come lo stesso roberto Drovandi, anch'esso in forma strepitosa (semplicemente sontuosi i suoi fraseggi con momenti funkeggianti conditi, qua e là, da quel pizzico di slap che non guasta mai!). Sempre impressionanti le performance di uno dei chitarristi più interessanti del panorama musicale italiano, Andrea Fornili, il quale, nonostante le primavere, risulta sempre pazzesco per gusto, velocità e scelta dei suoni alternando parti solistiche potentissime ad altre al servizio dei pezzi gestendo il tutto come soltanto chi ha la musica dentro può fare! Che dire dell'higlander Gaetano Curreri? Nonostante un incidente accadutogli proprio nella data zero di questo tour (rottura del femore), dal quale si è ripreso a tempo di record, sprizza energia ed entusiasmo da tutti i pori e sfodera, data dopo data, prestazioni degne della sua fama e trasuda entusiasmo e voglia di darsi alla sua gente da tutti i pori andando a toccare vette qualitative davvero mai banali o scontate. In buona sostanza, visto anche ciò che propone oggi il panorama musicale italiano, fa un certo effetto ritrovare determinate atmosfere, con la musica al centro di tutto, e, forse, un background musicale, fatto di gavetta vera, fa ancora la differenza e dimostra come la musica sia davvero una cosa seria che va gustata, approfondita e, sicuramente, studiata prima di poter ambire a certi palcoscenici e la differenza è palese. Quando si assiste a spettacoli come questi l'adagio che mi porto dietro, "La vita è musica e la musica è vita", acquista un senso molto più realistico! Vainer Broccoli