Rocco Unt si ritira, ma è veramente questo il problema per il mondo della musica? Inutili riflessioni di un blogger da strapazzo

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Rocco Unt foto stampa

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Ebbene sì, Rocco Hunt gliela ha data su, come si direbbe a Bologna, e con un post sul suo profilo instagram dice addio ai suoi fan scatenando una situazione pressochè virale che va dagli appelli di alcuni colleghi che lo invitano a ripensarci a tutta una serie di post/articoli che colgono l'occasione per rimarcare di come oggigiorno stia diventando sempre più complesso, per un artista, poter continuare ad esercitare la propria arte a tempo pieno vivendo della stessa...

Ma siamo sicuri che quest'uscita del repper partenopeo sia reale?

Siamo sicuri che non sia una mossa studiata ad arte per poi tornare sulle scene rilanciando l'uscita di un album che era già stata annunciata?

E, soprattutto, può esser preso ad esempio questo artista per porre l'attenzione sul discorso "musica in crisi"?

Tralasciando le prime riflessioni che possiamo tranquillamente catalogare tra il gossipparo ed il complottismo spicciolo, l'ultima riflessione, invece, merita qualche approfondimento in più visto che proprio il genre rap/trap et similia, al giorno d'oggi, sta riversando sul mercato decine e decine di proposte che, piaccia oppure no, sono tutte un po' l'una la copia carbone dell'altra sia a livello di testi che, soprattutto, di arrangiamenti.

Ormai lo standard del prodotto musicale medio è sempre più in stile "mordi e fuggi" e, tra talent e produzioni di plastica, la qualità risulta sempre più approssimativa perchè ciò che importa è la monetizzazione immediata dopodichè ciao ciao ed avanti il prossimo rendendo ormai utopico parlare di progetti musicali almeno a medio termine e tutto questo non fa che creare confusione totale mettendo in ginocchio non solo l'artista, ma proprio tutto l'indotto che gira attorno ad una produzione musicale.

La frenesia quasi isterica di fare uscire dischi ha, a mio parere, compromesso la qualità degli stessi anche per nomi altisonanti del panorama pop i quali, vedi Laura Pausini ed Alessandra Amoroso, hanno dichiarato di volersi prendere un paio d'anni sabbatici vista l'aria parecchio grigia che sta tirando anche per loro, ma, a mio modestissimo parere, la cosa non è poi così drammatica visto che se si va indietro nel tempo, vedere artisti di grido che pubblicavano un LP ogni due o tre anni non era cosa così pazzesca...

La musica, come tutte le forme d'arte, nasce dall'ispirazione, da un qualcosa che arriva dal cuore e non può esser comandata automaticamente e, forse, i contratti discografici di oggi non permettono di andare in questa direzione.

tutti i big, al netto di qualche piccola eccezzione, si stanno dunque lamentando di come vanno le cose, però io mi chiedo, con quel pizzico di polemica dalla quale non si può prescindere, cosa fanno proprio loro per arginare questa deriva?
Possibile che un'artista con già un background di un certo livello non comprenda che bisogna unirsi per arginare lo strapotere delle major?
E' mai possibile che tutti si lamentano, ma poi fanno di tutto per coltivare solo il proprio piccolo orticellino?

La musica ha bisogno di tante cose per poter tornare, se non ai fasti di un tempo, almeno a livelli dignitosi:

  1. C'è bisogno di far riapprezzare un bel disco lavorando a livello di base e di ascoltatori
  2. bisogna creare una rete che permetta di arrivare a produzioni di qualità senza dover spendere cifre assurde
  3. invece di cercare un deterrente per la rete bisogna impaarare a sfruttarla in maniera più intelligente perchè non è il mezzo il problema, ma come lo si usa
  4. c'è bisogno di riallacciare un rapporto più vero con i fan senza essere sempre sfuggenti ed i social possono aiutare molto in questo senso
  5. ci vuole il coraggio, mettendoci la faccia, di smetterla di raccontare favole e bisogna insistere sul concetto che lo studio e non il talent fa arrivare a situazioni più stabili

Sia chiaro, non sono certo io, piccolo blogger della domenica, che ho le soluzioni assolute e tutto ciò che ho scritto in queste poche righe non sono che riflessioni a braccio di chi da poco tempo ha imparato a conoscere questo mondo in maniera più profonda e che, da appassionato e non certo da professionista, vive questo degrado in maniera molto viscerale ed emotiva, però, repetita juvant, se qualcosa non si muove, soprattutto a livelli importanti, si assisterà inevitabilmente ad un'implosione che potrebbe risultare senza ritorno e, mi sia concesso, Rocco Hunt che dice di voler smettere è il minore dei problemi!

Vainer Broccoli