Musica italiana nelle radio: Tra esternazioni dei big e caccia ai like, la discussione si infiamma!

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foto originale tratta dal sito RAI del festival di Sanremo

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Il mondo della musica, in questo ultimo periodo, pare non trovare più pace e, di giorno in giorno, ci si ritrova a leggere di polemiche/discussioni legate ai più svariati argomenti.

Abbiamo iniziato con la bufera legata alle dichiarazioni di Baglioni prima del festival per poi proseguire con il polverone che si è alzato con le invettive di alcuni giornalisti contro "Il Volo" ed il loro terzo posto; ha proseguito Ultimo con il suo secondo posto per concludere con la bagarre che si è messa in movimento con la vittoria di Mahmood e la sua "Soldi".

Concluso questo tormentatissimo festival abbiamo assistito ad alcuni teatrini visti nella trasmissione "Ora o mai più" di "Amadeus" dove i partecipanti, chi più chi meno, si sono scontrati con lo stesso conduttore, con i maestri, con il televoto e chi più ne ha più ne metta...

Finisce qui?

Macchè!

Proprio in questi giorni fa scalpore la proposta di Alessandro Morelli, ex direttore di Radio Padania ed oggi presidente della commissione trasporti e telecomunicazioni, che propone un decreto legge che dovrebbe obbligare le radio italiane a trasmettere musica italiana per il 33% del palinsesto generale dei loro programmi.

Questo tipo di idea, come si può ben immaginare, ha sollevato il più tipico dei polveroni creando, in maniera quasi automatica, le più classiche fazioni pro o contro l'idea stessa.

non mi voglio pronunciare sull'aspetto prettamente politico della cosa, non è certo questo il luogo più giusto per farlo, però una mia idea, dopo giorni passati a leggere in giro per cercare di capire, me la sono fatta...

Innanzitutto, prima di schierarsi pro o contro, bisognerebbe farsi un giretto sui network più popolari per rendersi conto che già oggi la musica italiana gira e non poco (sul discorso qualità non mi pronuncio), senza dimenticare che, cosa non da sottovalutare, siamo anche in presenza di parecchie realtà, anche di livello nazionale, che propongono soltanto musica a tinte tricolori quindi, a mio modesto avviso, tutto questo problema, a livello di numeri, parrebbe non sussistere.

A latere di tutta questa enorme diatriba, come si può facilmente immaginare, sono esplose le posizioni di musicisti, turnisti e, soprattutto, di nomi molto importanti del mondo della musica i quali si sono schierati pro o contro adducendo le più svariate motivazioni molte volte dettate anche da un'emotività molto intensa.

Una delle posizioni più chiacchierate che ha ulteriormente riscaldato l'ambiente è, sicuramente, quella di Giulio Rapetti, in arte Mogol, oggi presidente della SIAE, che parrebbe sponsorizzare l'idea con grande fervore.

La rete pullula, ormai, di articoli, interviste e supposizioni scatenando veri e propri flame sull'argomento e, a gettare benzina sul fuoco, ecco anche scattare articoli dai titoli forvianti scritti, evidentemente, per raccogliere views e like sui social...

Un esempio, a mio parere, eclatante è quello a firma di Ernesto Assante su Repubblica dove il titolo recita, testualmente: "Mogol: “Il rock è italiano dai tempi di Battisti. Fermiamo gli stranieri".

Lo scritto in questione si riferisce ad un mail inviato dal presidente SIAE agli associati dove inviterebbe a sostenere quest'idea per tutelare la musica scritta, prodotta e cantata in italia, ma badate bene che se andate a leggere il pezzo integrale ecco che il riferimento al tenere fuori gli stranieri non si trova...

Perchè punto il focus su questo tipo di situazione?

Purtroppo il mondo dei social sta scivolando in un pressapochismo ed una superficialità pazzesche e, in una logica di "clik and like" per ottenere visibilità e profitto ecco che ci si trova di fronte ad articoli e post pensati solamente ad accumulare visualizzazioni portando, però, le persone o, come in questo caso, gli addetti ai lavori, più o meno professionisti, su di un piano dialettico letteralmente massacrante ed agressivo.

Quest'atmosfera così tesa ed oggettivamente critica, dovrebbe portare soprattutto i giovani che debbono farsi conoscere ad uno spirito di coesione per poter avere sempre più forza rispetto ai colossi che si spartiscono la torta ed invece pare che un'idea del genere sia ogni momento più peregrina dal momento che, lo si vede benissimo, ognuno pensa al proprio giardinetto indebolendo ed incattivendo un sottobosco che, credetemi, pullula di belle realtà e progetti interessanti.

La cosa che mi stupisce è come proprio personaggi come Mogol, che con il suo CET, ha sempre avuto un'attenzione molto particolare proprio per i nuovi virgulti del mondo della musica, si vada a perdere in sollecitazioni a mio avviso molto "major oriented" e questo cambio di rotta non può che esser legato, a filo doppio, con la carica di presidente della SIAE dal momento che, come si suol dire, "a pensar male si fa peccato, ma tante volte ci si azzecca..."

Già, perchè, giusto per tonrare sul discorso proposta di legge, oggigiorno stando alle statistiche proprio la radiofonia del nostro paese pare trasmetta già un buon 48% di musica italiana nei loro palinsesti con la discriminante, se ci fate caso, che le canzoni e gli autori che girano sono sempre gli stessi... chissà perchè?

Vainer Broccoli