Gigi, l'ultimo lavoro di Fabio concato, quando la musica d'autore non ha età!

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cover dell'album Gigi di Fabio concato

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Fabio Concato, grande firma della musica d'autore italiana, esce con un nuovo disco, Gigi che raccoglie una scelta di suoi pezzi storici rivisitati dal Paolo di Sabatino Trio in chiave unplugged. Gigi è anche una dedica a colui che ha portato l'autore italiano sulla strada della professione, Gigi è suo padre che lo stesso concato ha voluto, ancora una volta, ringraziare per quella cultura musicale che ha lasciato il segno in un artista che, ancora oggi, non si stanca di proporsi al suo pubblico con quella naturalezza che da sempre lo contraddistingue. Siamo andati a trovarlo per una chiacchierata densa di spunti... Fabio, con la tua arte hai scritto vere pagine di storia della musica italiana, ma quello che salta all’occhio di chi ti segue è quella capacità, tutta tua, di passare tra un genere e l’altro, qual’è il tuo segreto? Non si tratta assolutamente di un segreto, bensì il merito è tutto di Gigi, mio padre... sì, perchè devi sapere che fu proprio lui che mi iniziò, letteralmente, all’ascolto di tutti quei generi musicali che, sino ad oggi, hanno accompagnato il mio lavoro e la mia quotidianità. Parliamo allora di questa figura che, a quanto pare, ha poi fatto sì che tu abbia potuto prendere la strada della professione musicale… Innanzi tutto non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando della fine degli anni ’50 inizio ’60 e che, defacto, io sono stato cresciuto a pane e jazz piuttosto che musica latina con l’inevitabile conseguenza di ritrovarmi, da grandicello, a vedere proprio la mia musica contaminata da queste sonorità e, ti dirò, ancora oggi, che sia in auto, a casa o in giro, ecco che il jazz, la bossa o autori come Djavan, Joao Gilberto e simili, sono un po’ la mia colonna sonora nel quotidiano. Questo, correggimi se sbaglio, ti consente anche di poterti permettere di passare da un genere all’altro con una semplicità disarmante, giusto? Assolutamente sì, anche se ogni tanto mi sento un po’ dissociato, musicalmente parlando (ride ndr) e proprio questa peculiarità mi consente di divertirmi ancora tanto anche oggi, dopo 40 anni di carriera… Gigi, il disco intitolato a tuo padre, un’opera dedicata a chi ti ha “iniziato” al mondo delle 7 note, vogliamo parlare un po’ di questo tuo lavoro che si rivela come un album molto spontaneo e suonato? Suonato sì, se pensi che lo abbiamo registrato in un paio di giorni, non di più… Quasi tutti i pezzi, infatti, sono da “buona la prima e stop… Ho voluto riportare, con il trio di Paolo Di Sabatino, su disco le stesse atmosfere che respiriamo poi negli eventi live… In questa selezione dei tuoi pezzi rivisitati in questa veste molto intima, però, spicca l’assenza di quello che è un pochino il tuo strumento, la chitarra, scelta dovuta a cosa? Beh, il trio capitanato da Paolo è composto da pianoforte, contrabbasso e batteria, non ho voluto snaturare i colori della formazione stessa ed ecco che non abbiamo ritenuto opportuno inserire quello strumento. in base a quale criterio avete scelto le tracce del disco, vista anche l’immensità del tuo repertorio? bah, in verità la playlist l’ha scelta tutta Paolo che, ovviamente, conosce a memoria tutto il mio repertorio, per cui direi che la domanda dovremmo farla a lui! (sorride ndr) 40 anni di carriera, ma come vive l’ambiente musicale un decano della tua esperienza oggigiorno? Per prima cosa ci tengo a sottolineare come io mi senta davvero un privilegiato perchè riesco ancora ad appassionarmi ed a divertirmi, poi debbo ammettere che, nonostante mi guardi attorno con molta attenzione, faccio fatica a trovare qualcosa che mi appassioni e mi piaccia, però, ripeto, per quanto riguarda la mia realtà, ritengo di avere ancora questa enorme fortuna che è il riuscire ancora ad avere la voglia di fare musica, la mia musica. Cosa non ti convince, quindi, di questo periodo? guarda, non credo che questo mio pensiero sia legato al fatto che non sono più così giovane (sorride ndr), ma piuttosto credo che oggi scarseggino gli autori, capisci? Mancano quei testi, quelle atmosfere che negli anni ’70, ’80 ed anche ’90 riuscivano a entrarti dentro senza nemmeno che ce ne accorgessimo… Ecco, oggi non vedo questo e, bada bene, la cosa non mi fa mica piacere sai? Ti faccio un esempio molto banale: quasi 2 anni fa, con il maestro Fabrizio Bosso, ho ricantato canzoni di mezzo secolo orsono, e ci ho trovato dentro ancora una potenza ed un calore incredibili… Sarei contento che, butto lì un nome che mi viene in mente a caso, tra 30 anni qualcuno ricantasse un pezzo di Mengoni, artista bravissimo credimi, però temo che non sarà così e questo, mi ripeto, proprio perchè quello che manca è l’ispirazione di chi scrive cose importanti. Quindi secondo te, oggi non ci sono più gli autori oppure è una questione di mancanza di opportunità? Il problema è legato al fatto che, secondo me, sia le idee che i musicisti ci sono, come ci sono sempre stati, il problema è che restano nelle cantine, e non si da loro l’occasione, seria, di emergere… Guardavo il concertone del primo maggio e, onestamente, su quel palco ho visto delle belle realtà, idee vere e di qualità, ma, mi chiedo, perchè li vediamo sporadicamente solo in occasioni come quelle lì? Come mai in altre situazioni si vedono, invece, sempre le stesse facce o, ancor peggio, meteore che passano in un attimo e poi il nulla? Quanto influisce la società di oggi in questa realtà musicale così asfittica secondo te? Penso che il culto del tutto e subito, che è alla base di tutto oggi, stia influenzando tantissimo le nuove generazioni le quali, e non lo dico per giustificarli sia chiaro, si ritrovano a non volersi prendere quelli che sono i tempi giusti e, se vuoi, fisiologici per crescere… Se penso che, nel 1976, il mio discografico mi disse di mettermi l’anima in pace perchè prima di 6/7 anni non avrei combinato nulla di importante… mi disse: “tu vai avanti, studia e lavora sui tuoi progetti, tanto gli anni che ci vorranno sono quelli lì…” Era, appunto, il 1976 e Domenica bestiale, la chiave di volta della mia carriera, arrivò nel 1982, appunto sei annetti di gavetta pesantissima prima di poter cogliere qualche frutto… Oggi questi tempi le produzioni non te li danno, oggi devi sfondare subito perchè la pazienza di investire su di un progetto non ce l’ha nessuno… A prescindere dai dischi che fai uscire, tu sei sempre in pista con situazioni live e, per di più, ami molto realtà raccolte e quasi intime come i locali… E’ la situazione più divertente, credimi e, per altro, è quel modo di fare musica che mi rappresenta di più… in che senso? Vedi, per me questo è il modo più bello che ci sia per farti conoscere, ma attento, non solo dal punto di vista canoro e/o musicale perchè durante una serata io mi ritrovo, letteralmente, ad esprimere i miei pensieri a voce alta, a buttarla anche in ridere facendo nascere, in maniera davvero spontanea, delle interazioni con chi è venuto ad ascoltarmi, che vanno al di là dell’evento prettamente musicale. A tutt’oggi, proprio questo aspetto, la gente, il raccontarmi con la mia musica dal vivo sono le cose che mi fanno sostenere, tutti i giorni, che la mia vita è questa e senza non saprei proprio fare! Allora, assieme a Gigi che è sempre nei tuoi concerti, non ci resta che ridarci un appuntamento durante le tue esibizioni, no? Ma sicuramente sì, io non ho ancora intenzione di fermarmi…