Da Denso a Shake Up passando dalla vittoria del Festival di Sanremo, un anno dalle mille sfacettature con Roberto Drovandi

Da sempre il mio feeling con la musica ha caratterizzato le mie giornate e questo, forse, rappresenta un fattore fondamentale per comprendere le poche righe di questo mio scritto, le quali, in maniera molto banale, vogliono descrivere quest’ultimo anno che ha caratterizato un incontro decisamente particolare con un personaggio notevolissimo, sia artisticamente, ma soprattutto umanamente: Roberto Drovandi.

Per chi segue il progetto musicale degli Stadio, soprattutto legato ai loro live, non è certo una novità sapere che incontrarli dopo un concerto è cosa quasi usuale, dal momento che questi artisti hanno la consuetudine di creare un rapporto molto particolare con i loro fan, quindi dire che ho conosciuto Roberto dopo un concerto in quel di Sassuolo non è certo una cosa incredibile, ma proprio da questo incontro nasce quello che oggi posso definire qualcosa di più di una semplice collaborazione!

Dopo questo primo, più che casuale momento, ho incontrato altre volte Roberto in altre ocasioni simili fino ad un 17 dicembre 2014, presso l’Europa Auditorium di Bologna, dove, dopo il solito concerto, ho chiesto allo stesso Drovandi se potevo recensire Denso, il suo primo singolo da solista, sul mio blog dedicato a realtà emergenti, realtà fondamentalmente amatoriale.

In prima battuta, iniziando a scriverci prima, e sentendoci via telefono poi, una delle cose che mi ha colpito è stata la semplicità e l'umanità dell'uomo, assolutamente con i piedi per terra, profondamente innamorato della sua famiglia e, tra un commento e l'altro di ciò che è musica, scambi tra papà diventavano la consuetudine mentre l'ambito musicale andava a fare da collante sempre più forte visto che, con il passare del tempo, mi sono stati proposti anche progetti musicali, sempre da recensire, legati alla piccola etichetta della quale Roberto è titolare, la Twins 104 Records.

Tra un sms ed una mail, si arriva al febbraio 2015, una data che credo Roberto ed i suoi cari vorrebbero mettere presto nel dimenticatoio perchè, la vita è anche questo, il destino ha messo di fronte tutta la famiglia Drovandi ad una di quelle prove che fanno davvero capire cosa può significare il dover mettere in forse tutto ciò che si ha.

Era un sabato mattina e mi vedo arrivare, nella casella di posta elettronica, una mail a firma di Elena, la moglie, dove mi viene detto che Roberto era ricoverato in ospedale e che aveva piacere di avvertire chi ruotava un po' nella sua sfera personale e lavorativa, di questo inghippo e che si sarebbe fatto vivo non appena avesse risolto la questione, roba di qualche giorno, ma, purtroppo le cose non andarono così.

Scendere nei particolari sarebbe inutile, se ne è già parlato molto attraverso i media ed in rete, è sufficente ricordare che quello di cui si è accennato si è rivelato, in realtà, un calvario davvero intenso che ha messo a repentaglio la vita di Roberto e che, dopo esserne fortunatamente uscito tutto intero, il suo modo di vedere la vita, queste sono sue parole, è letteralmente cambiato.

Ricordo come fosse oggi una telefonata di un Robby appena uscito dall'ospedale che mi raccontava proprio questo genere di emozioni e di constatazioni e di come, anche se solo per telefono, a me pareva evidentissimo come la persona avesse trovato ulteriore forza e nuovi stimoli proprio dopo avere superato delle forche caudine come queste.

Passano la primavera e l'estate di questo 2015 e, sempre tra una mail, un sms ed una telefonata qua e là, il rapporto si mantiene vivo fino all'uscita del nuovo singolo, Shake Up, lo step numero 2 del progetto artistico di Roberto.

Come è stato per Denso, il primo atto di quest'avventura, scrivo una recensione sul mio blog ed, ovviamente, comunico la cosa a Roberto stesso il quale, dopo un po' mi chiama per chiedermi di vederci per una cena per farci due chiacchiere e per chiedermi delle cose...
Va da sè che una mangiata, tipicamente alla bolognese, non si rifiuta mai ed eccoci attorno ad un tavolo a parlare di musica, dei figli, del più e del meno, come si conviene quando tra amici che non si vedono da un po', ci si ritrova e si fa un po' il punto della situazione.

Proprio in quell'occasione ecco che il gigante mi spara la bomba, per me lo è stata, ovvero mi chiede se mi va di aiutarlo, come addetto stampa, a promuovere il suo progetto solista...

Ora, bisogna mettere in conto che il sottoscritto resta un "dilettante allo sbaraglio", nel campo della critica musicale, giusto per usare un termine decisamente pomposo, e che di fronte ad una proposta del genere sono rimasto più che allibito.

Da questo momento in poi è iniziata un'interazione costante fatta di idee e di situazioni dove il lavoro, diciamo così, si è intrecciato con lo scambio umano che ha messo di fronte due persone, con vissuti oggettivamente diversi, ma con quel comune denominatore, la musica, che spalanca possibilità immense, proprio dal punto di vista dello scambio interpersonale facendomi apprezzare ancora di più l'uomo Drovandi, oltre che l'artista, fattore questo dal quale io non riesco mai a prescindere.

L'ultimo periodo, culminato con la vittoria del Festival di Sanremo da parte degli Stadio, ha rappresentato un ulteriore step che è stato di fondamentale importanza per ciò che riguarda la mia nuova esperienza di collaborazione con Roberto.

L'essere in contatto quotidiano con l'Ariston, pur restando a Bologna, per coordinare i vari momenti di promozione di Roberto Drovandi solista, ha rappresentato una crescita personale di dimensione inimmaginabile dal momento che, credetemi, i ritmi operativi in situazioni del genere, sono a dir poco rutilanti e di una fluidità pazzesca.

Raggiungere la consapevolezza di poter essere produttivo a questo livello è una gran bella sensazione e, soprattutto, ti fa rendere conto di quanto, ogni giorno, ci sia da imparare anche se il capello risulta ormai, più che brizzolato..

E' napalissiano come tutto questo, dal sottoscritto, venga vissuto come un punto di partenza verso l'acquisizione di nuove conoscenze, anche tecniche, ma, soprattutto, mi da ancora una volta, la consapevolezza di quanto sia importante il rapporto vero tra le persone e di quanto sia bello, a tutte le età, incontrare bella gente con la quale condividere un pezzo di strada in questo viaggio incredibile che è la vita.