Cera una volta... la radio!

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"...Amo la radio perchè arriva dalla gente, entra nelle case e ti parla direttamente..."

Così cantava un certo Eugenio Finardi nel 1976 quando, in un periodo di grandissimo fervore sociale, nascevano le radio libere.

Stiamo parlando, sia chiaro, di eoni fa, ma è indubbio che per chi, come me, ha vissuto gli anni della radio libera, sia come fruitore che come sspeaker, vedere come si sia trasformato questo mondo fa venire tanta malinconia.

E quindi, direte voi?

Nulla di che, nulla di nuovo solo un piccolo rigurgito di nostalgia che nasce, in primis, da una serata a far faccende in casa con una radio, tra virgolette, normale in sottofondo...

Mi sono ritrovato a sentire sempre lo stesso stile di musica, sempre gli stessi suoni, sempre lo stesso bit e, soprattutto, diventa triste notare come i conduttori ormai non abbiano più alcun tipo di ruolo legato ad un gusto musicale o ad un proprio background fatto di ascolto ed approfondimenti.

Le scalette (oggi le chiamano playlist) vengono definite non da chi fa radio, ma dagli editori musicali, dalle major che si presentano con i loro contenitori pieni degli stessi artisti e, badate bene, questo tipo di proposta viene fatta a tutti i maggiori network rendendo identico il tipo di ascolto che ci si trova a dover sopportare.

Un po' diversa è la situazione da Roma in giù dove, vivaddio, parrebbe che la radio intesa come oggetto legato alla diffusione di musica, intesa come proposta, resiste ancora, ma per quanto tempo?

Anche chi fruisce del prodotto radiofonico oggi risulta essere una figura non ben definita e, soprattutto, non viene compreso in questo identikit il ragazzino che, inevitabilmente, troviamo attaccato a spotify, Youtube e compagnia cantante che, per carità, va anche bene, ma provate ad ascoltare cosa viene proposto e qualche perplessità si farà strada nei vostri cuori...

Insomma, una volta (mio dio come mi sento vintage) proprio questo strumento, la radio, aveva questo ruolo di fare conoscere la musica stessa ed i dischi, oggi tutto questo manca e in tale maniera viene anche meno il desiderio delle masse per l'acquisto di un disco, di un singolo, di un prodotto che ti regalava qualche minuto di magia legata alle note musicali.

Gli operatori del settore incolpano l'avvento dello streaming, della rete, del taroccamento a tutti i costi per la crisi che sta attanagliando il settore, ma, in maniera sempre più pesante, sono forse i primi ad essere responsabili di tutto questo perchè, assieme ai grossi editori radiofonici, non propongono più materiale dignitoso, le voci che una volta identificavano un dj ed il suo gusto musicale, oggi, praticamente, sono semplici erogatori di gossip e poco più, tutto è diventato mordi e fuggi e spazio per nuove idee ce ne è sempre meno.

"...E se una radio è libera, ma libera veramente mi piace ancor di più perchè arriva dalla gente..."

Caro Eugenio, ancora oggi canti questa splendida canzone durante i tuoi live e, assieme a tutti noi diversamente giovani, ricorderai con quel pizzico di inevitabile nostalgia anche l'emozione di una telefonata per una piccola richiesta che ti ritagliava uno spazio piccino picciò nell'etere...
Ad majora!