Andrea Innesto: Dopo trent'anni di Vasco... ricomincio da me! Quando i sogni nel cassetto vanno sempre coltivati

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foto di Cucchia con il sax contralto

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Foto di Vasco Tano Andrea innesto, da tutti conosciuto per avere disegnato momenti indelebili nella musica di Vasco Rossi con il suo Sax, non sarà, nel tour 2018 del Blasco nazionale, sul palco del rocker di Zocca destando, per altro, lo stupore di un oceano di fan. Abbiamo avuto il piacere di incontrare lo stesso Andrea e di scambiare con lui 4 chiacchiere sulla sua attività e sui progetti futuri di un musicista che, con il suo strumento, ci ha portati per mano per oltre 30 anni! Andrea Innesto, una carriera da musicista che affonda le sue radici all'inizio degli anni '80, ma come nasce questa passione per la musica? Beh, debbo tutto a mio padre, era un cantante, il quale ha iniziato subito ad instillarmi dentro il gusto per la bella musica, dalla classica passando per il jazz senza dimenticare il blues... Quando, sin da bambini, si viene portati per mano in questo mondo è inevitabile finirci dentro poi da adulti, no? Quindi anche il tuo papà ha vissuto una carriera di un certo livello? Purtroppo no, ebbe la possibilità di pescare qualche jolly, ma di fronte alle esigenze della famiglia fece altre scelte e, pur coltivando sempre la passione per la musica, prese altre strade... E la scelta per il sax, strumento non banale, come è nata? Ti dirò, il mio primo amore fu la batteria, ma l'idea di tamburi e piatti in casa non vide il favore dei miei che provarono di indirizzarmi verso il pianoforte, però, avendo una mobilità non giusta della mano, non trovai quegli stimoli e quel qualcosa che fanno scattare la molla... E quindi? E quindi mio padre mi fece conoscere il flauto traverso che mi affascinò sin da subito ed iniziai un percorso di studi con un insegnante che si trasferì a San Giovanni in Persiceto, il mio paese natale alle porte di Bologna, dal conservatorio di Santa Cecilia di Roma... Furono 7 anni bellissimi durante i quali ho imparato ad amare ed a conoscere la bellezza degli strumenti a fiato, 7 anni che, poi, mi hanno anche fatto scegliere il Sax che, ancora oggi, è il mio compagno di viaggio... Il salto di qualità, lo si sa, è legato al tuo arrivo al Bandiera Gialla di Rimini, nella prima metà degli anni '80, ma prima di tutto questo? Guarda, ricordo il periodo prima del momento che citi tu con grande emozione... Si suonava ovunque ci fosse un osteria a Bologna, ma non solo, orchestre, serate di liscio che si facevano per ragrannellare qualche lira... Ci si faceva le ossa suonando ogni qualvolta ce ne era l'occasione e lo si faceva in una Bologna che lo permetteva e che era molto diversa, per chi fa musica, rispetto alla città che conosciamo oggi, molto meno accogliente per un musicista rispetto ad allora! Ma come si arriva dal Bandiera Gialla a Modena park? il percorso non è banale... Sai, in quegli anni il venire scoperti da un talent scout non era una favola, molti di noi sono esplosi proprio grazie a queste figure e per me il ricordo di Sergio Bardotti resta indelebile. Puoi raccontarci di più? Mamma quanto tempo (sorride - ndr) ricordo che mi prese da parte proprio al Bandiera Gialla ed iniziò ad inserirmi nel mondo che, all'epoca, contava, ovvero la realtà milanese, dove ho avuto la possibilità di andare in studio con nomi come quelli di Loredana Bertè, Vanoni/Bindi, Biagio Antonacci, gianni Morandi etc etc etc, fino a quando lo rividi a Sanremo, nel 1997, quando salii sul palco dell'Ariston con Patty Pravo e lui mi disse: "...visto che ce l'hai fatta?" Sono ricordi importanti ed amo ripercorrerli perchè fanno parte di un bagaglio indimenticabile! E dopo tutto questo arriva il periodo lunghissimo con Vasco, ma non hai solo dedicato le tue attenzioni a questo, giusto? E' vero, non voglio dimenticare il periodo della Steve Roger Band, 2 produzioni che mi diedero davvero molto, ma anche la mia atività di produttore è stata importante, magari non ti da la notorietà del palco, ma ti arricchisce e ti fa crescere tantissimo. In quegli anni, lo ricordo bene, ero molto concentrato sulle prime esplorazioni legate alla dance, con contaminazioni di elettronica, e, come spesso accade, ho avuto belle soddisfazioni, ma non legate al mercato italiano... Ed oggi? quali sono i progetti di Andrea Innesto? Buarda, non nascondo che bisogna un pochino resettare le idee, dopo un'esperienza come quella che ha visto il culmine sul palco del Modena Park; non è una cosa banale, ma ho la fortuna di avere ancora tanta voglia di mettere in gioco ciò che so e ciò che sono e potrebbe anche essere il momento buono per tirare fuori dal cassetto tutto quello che ho scritto in questi miei primi 50 annni! (ride - ndr) A proposito di questo, hai già proposto un tuo prodotto, Diary of a Kid, ci racconti la storia di questo tuo primo disco da solista? Mi piace molto parlare di Diary of a kid perchè rappresenta un po' quello che io identifico come un percorso di vita e lo ho scandito in 10 tracce, una per ogni ipotetica decade che può rappresentare una vita... Un diario che racconta, diciamo così, un percorso legato alla nostra esistenza, un racconto, in note, che ho già fatto uscire, ma che sto ridisegnando, in alcune tracce, a livello di arrangiamenti... Un diario di un bambino, quell'essere bambini che aiuta a vivere meglio no? Assolutamente sì, come dico sempre, nonostante l'età, io ho sempre voglia di sognare e questo, credimi, lo voglio anche vivere/trasmettere ai miei figli con i quali, nonostante l'età, provo di condividere anche la mia professione che, bada bene, resta anche la mia passione... pensa che la copertina del cd è un disegno che ha fatto mio figlio ed è per questo che ho voluto diventasse la cover dell'album, proprio per rappresentare quanto sia importante il pensiero di un bambino anche per un adulto... E, a proposito di bambini, come vive la realtà famigliare un artista del tuo livello che deve, inevitabilmente, mettere in conto anche viaggi e lontananza dal focolare domestico? Sarò sincero, la voglia prima è sempre quella di stare con loro, ma diventa inevitabile mettere in conto tutta la fase di lontananza legata al lavoro... E' per questo che quando sono fermo cerco di dedicare tutto me stesso alle esigenze dei figli e, fammelo sottolineare, debbo tantissimo ad Elisabetta, mia moglie, che è il vero motore di tutto... Senza di lei e senza la sua capacità di comprendere la mia vita professionale, non sarei ciò che sono e non avrei ancora quella carica che serve oggigiorno! Chiudiamo con un discorso che non può essere tralasciato, oggi, tu di musica ne hai vissuta e suonata tantissima, hai visto passare vere e proprie ere negli anni, hai visto il mondo della musica cambiare sino ad ora, cosa pensi di quel fenomeno che sono i talent? Sarò sincero, non voglio demonizzare il talent in quanto tale, ma ciò che non mi piace è la totale mancanza di umanità che si cela dietro questo tipo di realtà... E' inutile buttare ragazi e ragazze in un calderone come quel tipo di format per poi, quando si spengono i riflettori, mollarli in maniera quasi brutale... Non si crea un background in questa maniera, poi se ci metti il fattore gara dietro ecco che la frittata è fatta... La gavetta, lo studio, il sacrificio sono elementi che non possono essere dimenticati, ma la televisione, il consumismo, il bisogno di buttare fuori sempre di più prodotti i quali, inevitabilmente, risultano anche di qualità discutibile, porta a ciò che vediamo oggi a livello musicale. E domani cosa aspetta Andrea innesto? Come ho già detto, sto per rimettere in circolo una nuova release di Diary of a Kid, sto lavorando anche ad uno spettacolo legato al disco, per ripercorrere le mie decadi (ride - ndr) e poi, per fortuna, non mi mancano le opportunità di suonare live, nonostante tutto, quindi direi che la noia non farà parte del mio prossimo futuro!